Il Cadore ha acceso il motore dello sviluppo

Monte Pelmo e campanile della chiesa di Cancia a Borca di Cadore foto di Franco Oliveri Frol - Progetto Green Deal Cadore

Ha preso il via con l’evento di apertura di sabato 22 maggio il progetto Green Deal Cadore 2030

Pieve di Cadore, 22 maggio 2021 – Una comunità, 14 tavoli tematici, 250 partecipanti per decidere il futuro del Cadore. Ha preso il via il progetto “Green Deal Cadore 2030” con il quale la Magnifica Comunità di Cadore sta elaborando in modo condiviso i temi che saranno al centro dello sviluppo e del rilancio del territorio cadorino nei prossimi dieci anni. Il primo incontro che ha dato avvio alla fase operativa si è svolto durante l’evento di apertura dei lavori oggi sabato 22 maggio condotto online nella storica sede dell’istituzione a Pieve di Cadore.

Ha aperto l’incontro il presidente della Magnifica Comunità di Cadore Renzo Bortolot che ha dichiarato: “E’ con soddisfazione e un certo orgoglio per il lavoro svolto che mi appresto a inaugurare la fase attuativa di questo progetto, tanto ambizioso quanto cruciale per il futuro della montagna veneta. Il Cadore si trasforma da oggi in un grande laboratorio di idee per guidare il cambiamento. Qui oggi si decide il nostro futuro. Mai come adesso il contesto è favorevole alla realizzazione delle idee progettuali che emergeranno dai tavoli tematici. Oltre a programmi economici mirati, come Next Generation EU, la nuova programmazione comunitaria 2021-2027, i fondi per la montagna e le Aree interne, possiamo contare sugli investimenti e la ricaduta dei grandi eventi internazionali in programma nei prossimi anni, come il Mondiale di canoa di Auronzo 2023 e le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Il compito della Magnifica Comunità di Cadore è quello di accendere il motore dello sviluppo, coordinando e facendo collaborare tutte le componenti territoriali, per fornire le linee guida che i soggetti preposti dovranno attuare con progetti e iniziative di sviluppo”.

Sono poi intervenuti il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, che si è augurato che questo progetto venga esportato anche in altre aree del bellunese, come nell’Agordino e nella Valbelluna. La dott.ssa Elena Zambelli ha quindi portato i saluti istituzionali del presidente della Camera di Commercio Treviso – Belluno, Mario Pozza.

L’intervento del noto antropologo Annibale Salsa, che per tutta la vita si è dedicato alla storia e alla civiltà delle Alpi, ha messo sul tavolo notevoli spunti di riflessione: “E’ molto significativo ed encomiabile che la Magnifica Comunità di Cadore prenda in mano l’iniziativa di questo progetto che si propone di imprimere una svolta epocale al Cadore. Nella tradizione alpina sono state sempre le Comunità dei Vicini e le Regole a farsi carico dei bisogni degli abitanti e a negoziare con i poteri esterni le libertà dei loro membri. Quando però queste nobili istituzioni hanno dovuto rapportarsi ai nuovi soggetti della modernità, il loro ruolo propulsivo è stato messo in discussione e la montagna ha iniziato ad essere sospinta verso il margine e la periferia. Oggi si sta riscoprendo il loro ruolo di interpreti autentici delle istanze del territorio. I tempi sono propizi per accompagnare il cammino verso una nuova percezione e rappresentazione della montagna onde farla uscire da una posizione di subalternità economica, infrastrutturale e sociale nei confronti delle pianure e dei centri decisionali posti lontano dai territori”.

Il prof. Salsa ha quindi proseguito affermando che: “Siamo ad una svolta epocale. La rivoluzione digitale in atto e i territori di montagna devono porsi la questione di uscire dalla marginalità. Il fatto di essere in montagna non vuol dire esser marginali: questo è uno stereotipo da smontare. La marginalità non è necessariamente un fatto geografico, anche se ci sono delle componenti territoriali, è un fatto più che altro di tipo culturale e a ricaduta politico-amministrativo. Questo è il ripensamento radicale che le popolazioni montane devono porsi. Il Cadore, come altre realtà alpine, deve ritrovare una nuova consapevolezza di sé. Si danno per ovvie e scontate le risorse e le potenzialità, che sono tante, e che invece devono essere assunte a tema. Siamo a una svolta epocale negli stili di vita. La pandemia ha accelerato sulla riscoperta della montagna, ma bisogna distinguere tra montagna ideale e reale, nella quale entra in gioco la quotidianità, fatta di uno stile di vita che è necessario ripensare e riorganizzare per rendere la montagna uno spazio vivibile. Serve un’opera di rialfabetizzazione dei nativi e di alfabetizzazione degli esterni per andare incontro a un nuovo modo di vivere la montagna che ruota intorno al concetto di sostenibilità. Oggi si parla finalmente di sostenibilità ma non va dimenticato che quel concetto trovava nella prassi della quotidianità montanara un fondamento e un modus operandi consolidato. Si tratta oggi di recuperarne la forza morale adeguandola ai nuovi scenari. Serve una presa di coscienza. Bisogna cambiare modello culturale. Basta con la cultura della resa a una forma di progresso molto discutibile ritenuta ineluttabile. Basta con la cultura della rassegnazione. Mettiamo in moto un processo che guardi alla montagna con consapevolezza e senso di appartenenza, che non vuol dire solo identità, ma identificazione con il proprio territorio, che è il fattore che consente di evitare il senso di spaesamento che poi porta allo spopolamento”.

È quindi intervenuto Luciano Gallo, presidente della società di consulenza Novia, partner tecnico della Magnifica Comunità di Cadore per la realizzazione del progetto “Green Deal Cadore 2030”.  Il prof. Gallo ha dichiarato che: “In questo mese di lavori, il tema centrale è la consapevolezza. Il Covid ha accelerato la crisi di un sistema, è finito un modello che non riesce più a generare sviluppo. E’ bene essere consapevoli che le questioni non evolveranno se torniamo come prima. Il domani va reinventato adesso perché per realizzarlo non basteranno dieci anni. Inizia un cammino che segna un cambiamento d’epoca”. Ha quindi spiegato che il progetto va nella direzione della sostenibilità ambientale, della rivoluzione digitale e dell’inclusione sociale. L’impatto atteso è quello di raggiungere un maggiore benessere diffuso in modo equo e sostenibile nel tempo, attraverso la realizzazione di progetti che potranno godere di finanziamenti importanti nei prossimi anni grazie al PNRR e alla Programmazione comunitaria 2021-2027. Tre assi portanti dei lavori che produrranno idee e progettualità per i cinque capitali del sistema territoriale: le Dolomiti, le infrastrutture fisiche e digitali; le imprese e il lavoro; il turismo e l’identità cadorina (Dolomiti, storia, arte e cultura); la comunità cadorina (persone, associazioni, famiglie); la scuola, la salute, la mobilità, i servizi comunali e di comunità. I 14 tavoli tematici, che sono stati costruiti all’insegna della diversità intorno a questi cinque capitali, sono tavoli generativi e progettuali, che dovranno generare idee progettuali. Due le regole: ascolto attivo e arricchimento dell’idea progetto. Ogni tavolo presenterà almeno un’idea progetto per la crescita del Cadore.

Il coinvolgimento attivo di cittadini, amministrazioni, forze economiche, parti sociali, la Chiesa, le associazioni e il terzo settore rappresenta un traguardo importante che “Green Deal Cadore 2030” ha già raggiunto. L’adesione di soggetti istituzionali come la Regione Veneto, la Provincia di Belluno, i comuni del Cadore, la Camera di Commercio di Belluno è stato determinante per dare un forte impulso al progetto, che per l’approccio partecipativo bottom-up si presta ad essere esportato in altri territori che intendono affrontare e governare una fase di cambiamento, come sta facendo il Cadore.

Green Deal Cadore 2030

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